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Vita e morte straordinaria di Mark Sandman. Mitopoiesi dei Morphine.



Ci sono personaggi che attraversano la loro breve ed intensa vita nel tumulto esagerato della non conformità, nel fragore di piccoli club assediati e nel fiammeggiare della pura passione. Persone incatalogabili, a cui è impossibile appiccicare un'etichetta, il cui genio creativo e il fuoco che gli brucia dentro sfugge ad ogni incasellamento. Una di queste è, anzi fu purtroppo, Mark Sandman coi suoi Morphine, formazione iconica della scena rock anni 90, che in quel periodo imperversava sotto la definizione di "alternative", definizione che appunto diceva tutto e niente, se non che provava a descrivere una scena sicuramente alternativa ad ogni canone mainstream contemporaneo, prima che il mainstream la fagocitasse e la sputasse fuori mezza digerita e devastata dalle illogiche logiche mercantilistiche. I Morphine nascono a Boston nel 1990 proprio da un'idea della fervente ed irrequieta mente di Mark, che milita già in diverse formazioni come Hypnosonics, i blues rockers Treat Her Right, The Pale Brothers e Supergroup. Mark Sandman incontra Dana Colley, sax baritono dei post punk Three Colors, e i due fanno insieme qualche jam e decidono di metter su una band per la quale reclutano al resto della sezione ritmica il batterista Jerome Dupree, che era appena arrivato a Boston dopo aver vissuto a Santa Cruz, dove suonava con i navigati new wavers Human.

Il sound della band appare fin da subito e per forza di cose come qualcosa di assurdo e indefinibile, ma straordinariamente caldo e coinvolgente: niente chitarre, il che è tutto dire per un gruppo rock, Mark canta con un tono caldo e passionale mentre suona un basso a due corde inventato da lui stesso. Lo stile di Sandman, più unico che originale, diventerà fonte di ispirazione per bassisti del calibro di Les Claypool e Mike Watt. Sandman è accompagnato, appunto, da Jerome dietro le pelli e da Dana al sax tenore, e da questo amalgama ne esce un genere totalmente nuovo e indefinibile che sembra l'incontro tra Tom Waits e gli Alice in Chains in un fumoso locale di Chicago, durante una notte piovosa e malinconica. Qualcuno proverà a definirlo Low Rock; Mark Sandman sintetizzò il loro stile in "grunge implicito" o "esperienza baritona", per rimarcare le influenze jazz e blues del geniale trio del Massachussets. Jerome Dupree si vede costretto a mollare dopo poco a causa di problemi alle articolazioni dei polsi e della mano e viene sostituito dal jazzista Billy Conway, vecchia conoscenza di Sandman nei Treat her Right, dove suonava una cocktail drum, una batteria portatile di tre pezzi che costituiva la colonna portante della band. Conway suonerà coi Morphine, con una batteria più tradizionale, per la maggior parte della discografia e dell'attività live del gruppo, ma Jerome Duprè tornerà più volte coi Morphine (tra dissapori con Mark Sandman e problemi personali) a registrave e suonare dal vivo. I Morphine realizzeranno in tutto quattro album: Good, del 1992, che ha un discreto successo negli Stati Uniti; Cure For Pain, del 1993, che li consacra al successo internazionale e che vende oltre 300.000 copie portandoli in prima pagina sulla rivista Rolling Stones come miglior gruppo alternative del 1994; Yes, del 1995, che regala alla band la possibilità di un tour mondiale che tocca perfino il Giappone (tre brani di questo album finirinno nella colonna sonora del film "Viaggi di Nozze" di Carlo Verdone; per finire nel 1996 i Morphine passeranno con la Dreamworks per registrare Like Swimming, che sarà il loro canto del cigno.

Ma non c'è leggenda che non sia affiancata da tragedia, e tragica e triste è la fine dei Morphine e di Mark Sandman. Si dice che è un po' il macabro sogno di ogni artista morire mentre sta facendo ciò che ama, mentre si esibisce fra il suo adorato e adorante pubblico, ed è proprio questa la malasorte che toccherà a Sandman fra i fan allibiti e scioccati da un evento che resterà scolpito nella loro mente e nel loro cuore per sempre. E' il 3 luglio 1999 e siamo a Palestrina, un piccolo paese a Sud di Roma sulla Prenestina, la strada che da Roma conduce a Frosinone, nello splendiido e magico contesto di un piccolo festival indipendente chiamato "Nel Nome del Rock", organizzato dalla omonima associazione di giovani appassionati rockers, e che è giunto ormai alla sua decima edizione, riuscendo a crescere e portare sempre più persone e gruppi sempre più importanti con nomi sempre più altisonanti. L'edizione dell'anno precedente ha visto esibirsi, oltre ai gruppi emergenti, band internazionali come New Model Army e Misery Loves Company. Quest'anno invece il pubblico freme all'idea di poter vivere un weekend intero di musica innovativa con appunto i Morphine il sabato e Queen Of The Stone Age la domenica, con Dave Grohl, Josh Homme e Nick Olivieri dei Kyuss, al loro debutto discografico con questa nuova formazione stoner che sta facendo parlare moltissimo di sé. Dario è un ragazzo dell'organizzazione, entusiasta della riuscita delle edizioni precedenti e di come butta quella del 1999. Dario va a prendere i Morphine in albergo e li porta ai Giardini del Principe di Palestrina, ed è subito affascinato dalla peronalità incredibile di Mark: gentile, calmo e sempre sorridente... ma capivi che aveva qualcosa in più. Durante i check delle altre band Mark se ne stava in disparte su una panchina del parco ad annotare parole e pensieri sul suo immancabile bloc-notes. E' un tipo misterioso Mark, si sa ben poco della sua vita. Si sa per certo che nasce in una famiglia ebrea a Newton, Massachusetts, che è laureato ma che ha lavorato come operaio, autista di taxi e come marinaio su navi mercantili. Si dice che due eventi tragici abbiano segnato la sua esistenza: la morte di due suoi fratelli ed una coltellata ricevuta all'addome da un passeggero del suo taxi. Mark è stabilmente impegnato con Sabine, che di mstiere fa l'agente letterario.

Ma torniamo al concerto. I Morphine sono carichi come lo sono i ragazzi dell'organizzazione, il clima è spettacolare e il prato si riempie di gente che arriva prima a gruppetti e poi in massa. Quando è il turno dei Morphine è quasi tutto pieno e i tre aprono con la solita frase: "We Are Morphine… at your service" (frase che poi diventerà il titolo della raccolta postuma pubblicata dalla Rhino Records nel 2009). Dopo la prima traccia puoi vedere la soddisfazione sul volto di Sandman e soci. Lui spicca lì, alto, magro, slanciato, camicia bianca e pantaloni neri. E' super sexy, come il titolo del brano che sta per presentare. Mark guarda il pubblico ed annuncia il secondo brano: «Grazie Palestrina. È una serata bellissima, è bello stare qui e voglio dedicarvi una canzone super-sexy». Dopo queste parole Mark si accascia sul palco e non si rialzerà mai più. A 46 anni un arresto cardiaco se lo porta via davanti a un pubblico incredulo e scioccato. Un dottore sale sul palco nel giro di un minuto ma riesce solo a poterne constatare e certificare la morte. Termina nel peggiore, nel più impensabile dei modi, la serata di sabato e tutti, tra lo sgomento e lo shock, discutono sul da farsi l'indomani. Il fulvo frontman dei Queens Of The Stone Age dichiara in tutta sincerità che qualsiasi decisione avessero preso gli organizzatori, l'avrebbe accettata col massimo rispetto e gli organizzatori sono infatti sempre più propensi ad annullare tutto. Ma è proprio il sassofonista Dana a pronunciare le parole che Mark avrebbe voluto sentire: " Mark ha sempre vissuto per la musica, sono sicuro che il suo volere è che lo show continui. The show must go on!". E così fu.

Sul muro della scalinata che porta ai Giardini del Principe viene posta una targa di pietra per ricordare il frontman dei Morphine ed onorare la sua carriera, ricordando quell'evento storico ma così tragico.

L'anno successivo Dana Colley e Billy Conway pubblicheranno The Night, ultimo lavoro in studio dei Morphine scritto e parzialmente registrato prima del trapasso di Sandman, poi fonderanno, in quello stesso anno, l'Orchestra Morphine, e faranno concerti per celebrare la loro musica destinando i ricavati delle esibizioni al Mark Sandman Education Fund. Chi fosse intenzionato ad approfondire può procurarsi il docu-film sulla vita di Mark Sandman intitolato "Cure For The Pain: the Mark Sandman Story", presentato proprio a Palestrina nel tredicesimo anniversario della sua morte.



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