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"Mettimi sotto contratto, brutto stronzo!" - L'improbabile storia dei Deicide

“Sono cresciuto con la piena coscienza del fatto di incarnare il male, mentre tutti gli altri rappresentavano il bene”, racconta Glen Benton, “mi limitai semplicemente a prenderne atto”.

Dopo un’infanzia trascorsa nel clima cattolico della città di Niagara Falls, New York, la famiglia Benton si trasferì a Clearwater, in Florida, quando il piccolo Glen aveva 6 anni. Figlio di un ispettore del controllo qualità per la ITT Industries e di un'insegnante della scuola domenicale luterana, Glen Benton ricorda ridendo i suoi trascorsi scolastici: “Mia madre mi cacciò a pedate dalla sua classe. Ero là unicamente per scroccare biscotti e bere Kool-Aid. Oltre a questo, me ne stavo là a cercare rissa con gli altri ragazzi”.


Fu invece molto influente nella vita del giovane Benton la figura di una zia del ramo paterno della famiglia, che era una maga praticante.


“Era una persona molto potente e molto coraggiosa, che usava la sua mente per manipolare le situazioni”, dice Benton. “Da lei ho imparato un sacco: mi ha aiutato a considerarmi un satanista fin da bambino. Furono però i miei genitori a cominciare a chiamarmi cosi. Il mio vecchio ancora pensa che debba essere esorcizzato: quando ero ragazzino, mi diceva che ero posseduto dal demonio. Ma, ehi, mi diceva anche di fare l'idraulico”.


Per via del lavoro di suo padre, Benton si spostò nuovamente a Niagara Falls prima di un nuovo trasferimento forzato in Georgia, dove la famiglia rimase per quasi due anni, per poi trasferirsi definitivamente in Florida.


Nel 1989 la Roadrunner Records era occupata a creare la propria divisione death metal, principalmente grazie a Monte Conner, che continuava a mettere sotto contratto i nuovi talenti del genere estremo del momento. A volte però accadeva che fossero le band a farsi vive prima dell’etichetta: fu questo il caso degli Amon, il combo death metal floridiano capeggiato dal funambolico Glen Benton.


Un giorno me ne stavo seduto alla mia scrivania, quando Glen Benton piomba nella mia stanza, la attraversa, mi butta un nastro sulla scrivania dicendomi: “Mettici sotto contratto, brutto stronzo!”. E se ne va così come era arrivato”, ricorda Conner. “Io ero al telefono e rimasi letteralmente pietrificato. Poi guardai la casetta sulla mia scrivania: era un nastro con sei canzoni, naturalmente registrato ai Morrisound da Scott Burns. Pensai: “Che cos’è questa roba?”. La misi nello stereo, schiacciai play e rimasi quasi stordito”.

ln quel periodo mi trovavo a New York e pensai: “Affanculo, vado da loro e gli consegno di persona una copia della demo”, spiega Benton. “lmmaginai che se fossi entrato e lo avessi spaventato a sufficienza, gli avrebbe dato almeno un ascolto. Così il giorno dopo ricevetti una chiamata e mi dissero: "Senti, ti stiamo per mandare dei contratti”.


Dopo che il monicker venne cambiato in Deicide (che significa, a scelta, “uccisione di Dio” oppure “colui che uccide Dio”), alla fine dell'89 Benton e la sua non troppo allegra compagnia erano ufficialmente sotto contratto ed iniziarono a prepararsi per registrare il loro primo album. Uscito nel 1990, “Deicide” fu un successo immediato, grazie in parte all'immagine satanica del suo frontman: un personaggio come Benton, che si era marchiato a fuoco una croce rovesciata di tre pollici sulla fronte e scriveva testi che recitavano: “Kill the chosen righteous son / Claim the cross inverted one” e “Suicide Sacrifice / Destruction of holy life / Blood of unholy knife /Satan!”, non poteva non attrarre su di sé un alone di controversia.


La stampa britannica impazzì con i Deicide”, ricorda Conner. “Tutta la storia della croce rovesciata sulla fronte... se la bevvero davvero”.


Un'intervista in particolare, con il settimanale inglese New Musical Express, provocò al frontman dei Deicide della pubblicità non gradita. Durante l'intervista, che si tenne a casa sua, Benton sparò e uccise uno scoiattolo: incidente che il giornalista ha deciso dì includere nella versione finale della storia.


“Immediatamente mi arrivano minacce di morte da parte degli animalisti”, dice Benton a proposito di quello che potremmo chiamare “incidente di caccia”. “Uccisi quel cazzo di scoiattolo perché viveva nella mia soffitta e rosicchiava il fottuto cavo elettrico del mio fottuto impianto di area condizionata. Stavo cercando di stanare anche l’ultimo di loro da casa mia, in modo da tappare il buco e tenerli fuori per sempre. Ma c'era quell’ultimo scoiattolo che ogni volta che beccavo se ne riscappava dentro quel buco del cazzo. Perciò eccomi là a fare l’intervista, e quel figlio di puttana esce fuori trotterellando sulla corda per stendere il bucato e si siede a guardarci. Allora dissi: “Rimanete qui e non muovetevi, io torno subito”. Loro si saranno chiesti: 'Ma che diavolo sta succedendo?. lo tornai e Bam! Feci secco quello scoiattolo del cazzo. Avevano uno sguardo inorridito. Ma insomma, è solo un topo con la coda folta, cazzo”.



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