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NO MOSH AT ALL! Come una strategia commerciale diventa una dottrina.

  • HeavypediA
  • 14 ott 2019
  • Tempo di lettura: 10 min

Molti di voi sapranno senz’altro che l’espressione "NO MOSH - NO FUN" era lo slogan usato dall'etichetta norvegese “Deathlike Silence Productions” di proprietà di Euronymous, chitarrista della band Mayhem. Si trattava dello slogan che sintetizzava la sua critica verso le etichette metal dell'epoca (1989-1992), colpevoli, a suo giudizio, di voler capitalizzare il successo di cui godeva il death metal, soprattutto la Roadrunner e la Earache. Che cosa significa veramente? Qual è l’origine di questo slogan e in che contesto ci troviamo?

Cominciamo dagli studi di registrazione: i Morrisound dell’assolata Florida e i Sunlight in Svezia. Il 1989 vedeva le band glam e hard rock vivere la loro fase di maggior successo commerciale, ampiamente supportato da MTV e dalle major. Su un altro versate, molto attivo e prolifico, etichette indipendenti come Combat e Noise spingevano piccole e medie thrash metal band che emergevano man mano che i "Big Four" giravano il mondo in tournée con budget importanti. Ma il thrash metal stava già raggiungendo il punto di saturazione e dopo di esso arrivò un'altra generazione, influenzata dal thrash, che portò le cose ad una fase successiva. Il death metal si preparava infatti a fare il grande salto, dall’underground all’assalto del mondo. A partire dai Death, dai Morbid Angel e dagli Obituary, le band death metal della Florida registrarono quasi tutte indistintamente ai Morrisound Studios di Tampa, dove l'ingegnere del suono Scott Burns aveva sviluppato una tecnica per la doppia cassa rendendone il suono quasi un marchio di fabbrica dello studio, con quel distintivo "click-click" dei pedali e la spiccata frequenza di punta e attacco su frequenze medie e alte. Sotto la direzione di Scott Burns sono stati pubblicati nel 1989 alcuni degli album seminali del death metal, tra cui "Altars of Madness", "Slowly We Rot", "Beneath the Remains", "World Downfall" e "Piece of Time". Nel 1990 si sarebbe rincarata la dose con "Spiritual Healing", "Deicide", "Eaten Back To Life", "Harmony Corruption" e "Cause of Death". Il suono del death metal aveva ora il suo standard e portava il nome di Scott Burns.

Dall'altra parte dell'oceano, a Stoccolma, le band del nascente death metal svedese avevano scelto i Sunlight Studios seguendo l'esempio tracciato dalle demo di Treblinka e Nihilist, e successivamente dei primi album di Entombed e Tiamat, registrati lì nel 1989, e quelli di Carnage, Carbonized, Therion, Dismember e Darkthrone, nonché i primi EP in 7” di General Surgery, Grotesque, Afflicted e Desultory. Tutti volevano quel suono di chitarra grasso e distorto ottenuto dalle mani e dalle orecchie esperte di Tomas Skogsberg e dal suo sapiente utilizzo del pedale Boss DS1. Praticamente nel 1990, una parte delle band death metal voleva suonare come le band floridiane (con Pestilence e Napalm Death che dall’Europa si spostarono lì per registrare ai Morrisound) mentre un'altra larga parte voleva suonare come gli Entombed, registrando ai Sunlight Studios in Svezia (e fu anche il caso dei norvegesi Darkthrone, che all’inizio facevano death metal e si recarono ai Sunlight per registrare il loro esordio). E c’era poi un altro fattore comune fra queste band: che la stragrande maggioranza pubblicava a marchio Roadrunner / Roadracer (Obituary, Pestilence, Sepultura, Deicide) oppure Earache (Carcass, Morbid Angel, Napalm Death, Entombed). I marchi stavano supportando la scena ma anche, ovviamente, capitalizzando sulla crescente popolarità del death metal.

Quel "fare soldi facili", quell'entusiasmo di capitalizzare sul "popolare" del death metal, mandò fuori di testa un giovane norvegese di nome Oysten Arseth, che aveva idee molto peculiari su come "doveva essere" la scena e su come "Il metal doveva suonare". Per lui, il “vero death metal” DOVEVA scrivere e cantare di morte, omicidio, massacri, guerre, decomposizione, zombi e tutto ciò che è collegato alla morte.

«Questioni come la consapevolezza e l’impegno sociale, l'introspezione riflessiva, i testi sull'inquinamento e la corruzione politica non hanno posto nel "death metal", perché non parlano di "morte" ma sono più interessati alla "vita", e quindi dovrebbe chiamarsi LIFE metal!» (Euronymous in un’intervista alla Orcustus 'zine, 1992).

Pertanto quando Oysten Arseth vide che le grandi etichette come la Columbia o la Sony, che per qualche tempo investirono rispettivamente su Earache Records e Relativity, quando scoprì che i proprietari di Combat, Roadrunner e giganti del settore musicale come MTV, iniziarono a promuovere e diffondere band death metal, si sentì tradito dal fatto che il death metal fosse diventato "una moda", una tendenza. Quindi, sebbene il suo negozio di dischi a Bergen, l’“Helvete”, distribuisse diversi LP stampati da Earache, cercò di allontanarsi il più possibile da quella scena, adottando definitivamente per la sua proposta musicale il termine coniato dai Venom nel loro secondo album: "Black Metal".

Un modo per supportare le "vere" band di “true metal” era quindi creare la propria etichetta, Deathlike Silence Productions, o DSP, per stampare e distribuire band di musica veramente “malvagia”, o di chiaro e semplice satanismo, intendendo il “satanismo" come antitesi al cristianesimo, anche senza la specifica credenza nell'esistenza di Satana come entità spirituale. In breve, per dare al metallo la serietà che lui pensava che questa espressione musicale meritasse, allontanandosi il più possibile dai marchi commerciali.

E mentre c'erano etichette come Peaceville e Nuclear Blast che facevano firmare band death metal a destra e a manca, la Earache e la Roadrunner, finite sotto major, mettevano negli inserti dei loro LP, CD e cassette un avviso che faceva parte della campagna anti-droga, in quel momento storico in cui l’uso di eroina era al suo picco, utilizzando l'avviso "Questa release è contro la droga" ed il famoso logo "STOP THE MADNESS! – LE DROGHE NON SONO DIVERTENTI ", con il simbolo di una siringa spezzata in due. “Le droghe mettono in pericolo la vita e la felicità di milioni di persone. Smetti. Facciamo appello in particolare ai giovani di oggi. Fermate la follia. Ci sono cose migliori nella vita”. L’avviso era seguito dal nome della band, con il resto della campagna: “La band X sostiene le campagne di stop the madness contro l'uso di droghe pesanti. Unisciti a noi".

Questo tipo di campagna per la vita, con quella che ora chiamano "responsabilità sociale", fece infuriare Euronymous, che riteneva che questo fosse uno sforzo delle etichette per rendere il death metal ancora più accettabile e quindi commercializzabile.

«Il death metal di oggi è qualcosa di normale, accettato e divertente! E noi odiamo questo fatto!». (Euronymous ad Orcustus 'zine, 1992).

Pertanto, per dimostrare che la sua etichetta DSP era contraria a questo tipo di "mercantilismo" e al sostegno di "persone con buoni propositi", venne in mente ad Euronymous di fare esattamente il contrario, cambiando la campagna da "fermare la follia" a "MAI fermare la follia "("NEVER STOP THE MADNESS"). E sebbene né lui né molte delle bande norvegesi fossero tossicodipendenti né consumatori, incoraggiarono "le masse" a consumarle proprio perché uccidevano le persone (!); Per le masse, le droghe non erano affatto divertenti e tutto ciò che era "dannoso" per le masse era per loro "buono”. Nel corso degli anni, diverse band avrebbero continuato la "campagna" di DSP, tra cui Zyklon-B, Mysticum, Vondur, Gorgoroth, ecc. Come spiegato da Varg Vikernes e dagli Enslaved nell'intervista che appare come bonus nel secondo DVD del documentario "Until the Light Takes Us", "Le droghe non sono divertenti, quindi noi non siamo divertenti"

E poi c’è il discorso del “NO FUN” riferito al cosiddetto “fun-core”. Negli Stati Uniti, grazie a band come Anthrax, che spesso hanno proposto una sorta di parodia dei rapper Beastie Boys registrando ad esempio l'EP "I'm the Man" – e arrivando al disco di platino – si creò una familiarità e vicinanza con la scena hardcore / crossover e con i fan dello skateboard. Il metal era passato dall'essere musica per gli emarginati all'essere per "tipi cool", che mostravano la loro ribellione incorporando alle magliette delle band, cappellini, scarpe da ginnastica e bermuda. Alla fine gli stessi Anthrax misero sul retro della copertina del loro album "State of Euphoria" un'immagine caricaturale di sé stessi (disegnata dall'illustratore della rivista "MAD"). Quell'atteggiamento di band come Anthrax, SOD, MOD, Nuclear Assault ecc fu giudicato come "poco serio" dai cultori più oltranzisti del black metal.

«I “mosher", quelli che vanno ad un concerto solamente “per divertirsi”, e talvolta sono più presi dal pogare che dal godersi la musica, con i loro pantaloncini, skateboard e cappellini di merda (presi dalla sottocultura hardcore) sono per me il simbolo di tutto ciò che è alla moda e di ciò che sta distruggendo il metal». (Euronymous, Orcustus 'zine, 1992).

Quella era la descrizione di Arseth dei "mosher" ai concerti metal negli Stati Uniti; i ragazzi che scaricavano il loro eccesso di testosterone durante i concerti thrash-hardcore e che sono rapidamente emigrati nel death metal quando è diventato "trendy”. L'opposizione al credo "pace e amore" e al disuso di borchie, catene e abiti neri delle prime bande metal a favore dei pantaloncini, magliette e scarpe da tennis "moshers", si rifletteva con il logo e lo slogan "NO CORE" che la DSP utilizzò sui suoi album.

Veniamo allo slogan “NO MOSH”. Fondata nel 1986 da Digby Pearson – ne abbiamo parlato più volte su questa pagina - la Earache aveva iniziato come piccola etichetta indipendente che scommetteva sulle bande inglesi di hardcore estremo, rischiando con il debutto della band The Accused (con il numero di catalogo MOSH01), coi Concrete Sox e con il primo LP dei Napalm Death “Scum”, considerato da molti come il primo album grindcore della storia. Earache si interessò poi agli Unseen Terror, la band di Shane Embury, il nuovo bassista dei Napalm Death, al suo debutto con il codice di catalogo MOSH04, facendo firmare in seguito band come Filthy Christians e Sore Throat, e quindi pubblicato nel 1988 l'album "From Enslavement to Obliterarion" (MOSH08), la cui vendita massiccia ed inaspettata portò i Napalm al n.1 delle classifiche musicali indipendenti, mettendo Earache in risalto sulla stampa musicale e con abbastanza budget per continuare a mettere sotto contratto e pubblicare band.

Durante i primi anni della Earache, il distributore ufficiale norvegese era ... sì, avete indovinato ... Euronymous. Il chitarrista norvegese intrattenne eccellenti rapporti commerciali con Digby, ordinando fino a 50 copie di ogni titolo, dato che il materiale sembrava estremamente buono e aveva anche accesso a materiale esclusivo per la Norvegia, come "Reek of Putrefaction” o “Symphonies of Sickness” dei Carcass. Ma il problema si presentò quando l'etichetta ricevette il supporto della Columbia Records e le loro band iniziarono ad apparire su MTV ed altri media. Il metal smise di essere esclusiva di pochi ed iniziò a raggiungere le masse. Come modo per "opporsi" a Earache e Roadrunner e tutti quei marchi che stavano “sfruttando” le band underground, Euronymous decise quindi di pubblicare i dischi della sua etichetta DSP con il numero di catalogo preceduto dal codice "ANTI-MOSH". Pertanto, l'album "The Awakening" degli svedesi Merciless presenta il numero di catalogo “ANTI-MOSH 01”, "Burzum" di Burzum ha il codice “ANTI-MOSH 02”, la ristampa dell’LP "Deathcrush" è “ANTI-MOSH 03”, e così via.

«E’ incredibilmente stupido etichettare gli album come "MOSH01, 02, 03…”, ma questo è il problema di Earache. Anni fa "mosh" era una parola molto comune nell’underground; dovevi entrare nel "mosh" per essere "cool", e questi idioti, i "mosher", con i loro pantaloncini bermuda, i loro skateboard e i cappellini di merda sulle loro brutte teste erano per noi il punto più basso che potesse raggiungere un essere umano. Erano il simbolo di tutto ciò che era alla moda e di ciò che stava distruggendo il metal, e abbiamo iniziato una guerra contro di loro. Ora i "mosher" sono già più o meno sradicati, ma lo spirito vive ancora nei credi hardcore e nel pubblico trendy di MTV che pensa che il death metal debba essere qualcosa di normale e divertente per tutti (...) Per quanto riguarda Earache, ho un grande rispetto per Dig, perché quando ha iniziato non supportava le sue band solo perché vendevano. Chi aveva sentito parlare dei Napalm Death prima di pubblicare i loro LP? Chi aveva sentito parlare di Carcass, Morbid Angel o Entombed? Nessuno tranne l’underground... NESSUNO! Non è che Earache sia "di moda", sono quelli che acquistano dischi di Earache che sono principalmente nel metal per la moda». (Euronymous ad Orcustus ‘zine, 1992)

Questo atteggiamento in Colombia sfociò in qualcosa di veramente assurdo. Ad un certo punto Medellìn, a causa della vicinanza della 'zine "Bull Metal" di Mauricio Montoya con Euronymous e soci, e dell'influenza di "Bull" sulla scena di Medellin, il metal norvegese cominciò ad essere fortemente sentito in città, al punto che alcuni ribattezzarono Medellìn come “Little Norway”, un’espressione usata per la prima volta da Maleficiere Te Deum, della band Maleficarvm, in un'intervista per il programma “Melodies in Steel”, per descrivere l'atmosfera a Medellín durante gli anni 1993-1998:

«Quella era l'era del radicalismo, quando, diciamo così, una "Little Norway” venne a crearsi in Colombia. Qualsiasi stronzo cercava di apparire con una maglietta di black metal, spesso senza sapere neanche cosa indossava, e questo era ciò che ci faceva più rabbia. Un personaggio che sapevi essere un ascoltatore di salsa o musica glam, cose del genere, usciva di sera con una maglietta di Mayhem, Darkthrone, ecce cc…»

Nelle sottoculture metal ispaniche sarebbero stati chiamati "gronchets", cioè tutti coloro che avevano appena scoprendo il metal e che provenivano da altre sottoculture ed altre scene.

«Per molti, Euronymous divenne "l'esempio da seguire come metalhead" e come in molti altri paesi, in Colombia siamo caduti nell'errore di credere e pensare che tutto, TUTTO ciò che ha detto Euronymous nelle sue interviste, con le sue opinioni e atteggiamenti estremi, fosse oro colato e legge. Si cominciò quindi ad emulare il suo atteggiamento per prevenire la merda commerciale (skateboard, grunge, posers e chiunque avesse appena iniziato ad ascoltare metal, che fosse per moda o curiosità, stava "danneggiando la scena”»

E così non ci volle molto perché nei "pogos" diventasse comune vedere qualche radicalista del black metal con un rasoio in mano, lacerando chiunque gli si parasse davanti pogando, e piuttosto che luogo in cui scaricare il testosterone adolescenziale, i pogos erano per molti il luogo ideale in cui cercare una rissa, colpire con impunità o, in definitiva, dare libero sfogo all'euforia e alla rabbia repressa, rafforzata dalla miscela di alcol e droghe, in base alla legge non scritta che il "metal kid non fa pogo" e che "è per i punk", riecheggiando in pratica il "NO MOSH" di Euronymous e il suo slogan di Deathlike Silence.

Il discorso ha trovato un'eco nella generazione contemporanea di metalhead, e ovviamente tra quelli che hanno seguito le idee di Euronymous come se fossero una dottrina, al punto di trovarsi in situazioni in cui pubblico contempla più le braccia incrociate o, al massimo, il movimento unico delle teste, perché "il pogo è per i punk".


Indipendentemente da cosa ne pensiate voi, che avete letto fino a questo punto, indipendentemente dal fatto che siate o meno d'accordo con le affermazioni di Euronymous o con l’attitudine dei thrashers, va riconosciuto che alcuni utilizzano la slam dance, il pogo, il moshpit, come una scusa per praticare violenza indiscriminata, per lo sfogo di alcol e droghe, per far del male al prossimo, e questo non ha nulla a che vedere con lo spirito di condivisione che dovrebbe crearsi nel contesto amichevole di un concerto.

E da queste degenerazioni siamo arrivati all’assurdo opposto estremo, con band che addirittura interrompono i loro concerti quando vedono il pubblico pogare. Come il veterano punk dei Fugazi e gli alternative-rockers Smashing Pumpkins, che esortavano il loro pubblico ad astenersi dal fare del male o danneggiare gli altri. I Real Big Fish o Mike Portnoy e gli Avenged Sevenfold affermano addirittura che il moshing “serve solo ai bulli che trovano conformismo nella violenza”.

Band nu-metal come Limp Bizkit, Slipknot o Five Finger Death Punch, hanno anche aderito ad una campagna per scongiurare fratture, lesioni o morti.


Chiudiamo con un grosso "mah" e con l'invito a non prendersi troppo sul serio, ritenendo che se hai più di 18 anni e credi a queste cazzate devi farti vedere da uno bravo. Noi ai concerti ci divertiamo e siamo contrari ad ogni sorta di divieto. Poghiamo col sorriso sulle labbra.




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