Fuzz Orchestra
- HeavypediA
- 16 ott 2019
- Tempo di lettura: 7 min
I Black Sabbath che incontrano Ennio Morricone al grido di “Rivoluzione!” tenendo in mano un libro di Pasolini mentre sullo sfondo scorrono le scene dei film di Elio Petri. Band milanese d.o.c.g. di incredibile talento sia musicale che intellettuale, senza fare forzatamente i seri socio-politicamente impegnato; gli riesce terribilmente bene e in modo perfettamente naturale. Rimescola le carte continuamente e si prende, meritatamente, il titolo di una delle formazioni più interessanti e affascinanti dell’intero panorama musicale italiano, non solo metal. Anche perché la Fuzz Orchestra non è esattamente metal nel senso stretto del termine, e infatti proprio per questo ci sembra la cosa più originale del nostro Paese da un bel po’ di anni.

Nati nel 2006 e presentatisi alle scene nazionali con l’omonimo LP del 2007, si sono immediatamente contraddistinti da tutte le altre band per la particolare rappresentazione concettuale della loro musica, in cui sono sapientemente inserite rielaborazioni e campionamenti di frasi, discorsi, dialoghi e letture dall’enorme patrimonio artistico italiano degli anni Sessanta e Settanta, su tappeti di effetti analogici ad opera di Fabio Ferrario (aka Fié) rinforzati dagli assalti di chitarra fuzz di Luca Ciffo e martellati dalla batteria, ai tempi ad opera dell’ottimo Marco Mazzoldi (fino al 2011) sostituito nel 2012 dal poderoso e preciso Paolo Mongardi (ex Jennifer Gentle, Ronin ma soprattutto Zeus!, duo incredibile e potentissimo). Ma lasciando da parte le informazioni di dominio pubblico sulle uscite discografiche, quello che colpisce e fa veramente andare in brodo di giuggiole è la capacità di convogliare cultura e storia d’Italia con la tensione nervosa di un braccio che si prepara a scagliare una molotov pronta a prendere fuoco, proprio sul punto di una imminente esplosione. Esplosione che, frequentemente, deflagra in molte canzoni della Fuzz Orchestra. Gli inserti vocali ad opera di Fié, che si occupa dei campionamenti e delle rielaborazioni analogiche e digitali, sono perfettamente ficcanti e azzeccati sia nel concept musicale che nella descrizione, o meglio nella rappresentazione di ciò che sembra essere diventata la società italiana da qualche anno, sebbene le estrapolazioni siano appartenenti a contesti artistici che hanno contraddistinto quell’età d’oro che sono stati gli anni Sessanta e Settanta, come abbiamo già scritto. Da ‘Comunicato N°2’ a ‘Morire Per La Patria’ il passo è stato breve ma, sembrano dischi distanti anni luce sia concettualmente che qualitativamente. L’apertura affidata a “Sangue”, da ‘Morire Per La Patria” del 2012, chiarisce subito che si tratta di un disco storico, o meglio storiografico. È un lavoro riferito al passato della nostra Italia, ai personaggi che nel bene e nel male l’hanno resa una delle Nazioni più conosciute e ammirate al mondo. E se non riuscite a cogliere l’essenza della realistica nevrosi che prende quasi tutti noi nella vita quotidiana, ascoltando “La Proprietà”, allora forse può venire in aiuto lo splendido video che l’accompagna. La passione di Fabio per la cinematografia d’autore qui è esplicita: “La Proprietà Non E’ Più Un Furto”, potente film di uno dei più grandi registi italiani, Elio Petri, con il suo monologo d’apertura del ragionier Total (interpretato dal magnifico Flavio Bucci) impiegato di banca schifato dal denaro, a cui è anche allergico ma da cui è terribilmente attratto, come in una lotta intestina di classe verso chi ha più di lui (il ricco imprenditore truffatore interpretato da Ugo Tognazzi) convinto di meritare la sua situazione senza però accettarla. Familiare come condizione, vero? “Razza di vipere! Chi v’ha insegnato a sfuggire all’ira imminente? Razza di vipere! Date frutti degni di ravvedimento!” L’interpretazione del Vangelo secondo Matteo 23,37 – 24,2 da parte di Pasolini non è mai stata musicata in passato, e la Fuzz Orchestra lo ha fatto in modo ineccepibile con “In Verità Vi Dico”. Il Vaticano potrebbe anche ufficializzarla, se la sentisse, come colonna sonora vangelica ma per quanto ce ne possa fregare di una cosa del genere, possiamo solo scherzarci su… In mezzo troviamo “Il Paese Incantato” e “Svegliati E Uccidi”, splendidi esempi di reinterpretazione di grandi opere italiane del passato; la prima è un reprise di Morricone, e la seconda è una citazione del film “Il Paese Incantato” (appunto), pellicola surrealista del regista cileno naturalizzato francese Alejandro Jodorowsky. Il film contiene elementi caratterizzanti dei successivi capolavori degli anni Settanta del surrealismo come Zabriskie Point di Michelangelo Antognoni, per esempio. Le proiezioni, tra il 1968 e il 1970 all’Acapulco Film Festival e a Città del Messico scatenarono sommosse, reazioni violente degli spettatori; il regista (fumettista, drammaturgo, saggista, cineasta, regista teatrale, scenografo… non un ignorante qualunque insomma… ) ha rischiato di essere linciato dal pubblico; un film definito scandaloso e dai contenuti forti, psicologicamente pesante. La Fuzz Orchestra ha saputo restituire ad esso il giusto valore. In “Morire Per La Patria” spiccano due caratteristiche; la colonna sonora, magnifica, potente, esplosiva, catartica, da ascoltare all’infinito e i discorsi patriottici e guerrafondai di “Uomini Contro”, film pacifista del 1970 con un ispiratissimo Gian Maria Volonté, sul genocidio che è stato la Prima Guerra Mondiale e per il quale il regista Francesco Rosi si prese una denuncia per vilipendio all’Esercito Italiano. Questo è un disco storico, nel senso che ripresenta in chiave musicale elementi della nostra storia, positivi o negativi che siano non ha importanza; è la storia del nostro Paese e che troppi ignorano. Il quarto disco, ‘Uccideteli Tutti! Dio Riconoscerà I Suoi’, del 2016, si sposta invece su un piano differente, filosofico, quasi metafisico si potrebbe dire. Musicalmente è potentissimo, perfetto, anche grazie alla partecipazione, per la seconda volta dopo l’album ‘Morire Per La Patria’, di uno dei più apprezzati musicisti italiani contemporanei: Enrico Gabrielli dei Calibro35, con i quali Fié ha a sua volta collaborato e partecipato al video della canzone “Giulia Mon Amour”, con un fantastico omaggio iniziale ad un grande film poliziottesco, “Milano Calibro 9”. Il titolo del disco, geniale, riprende una frase attribuita al cistercense Arnaud Amaury, abate di Citeaux. Egli fu responsabile della crociata contro gli Albigesi e si pensa abbia pronunciato quella frase, secondo alcuni reperti storici, il 22 luglio 1209 durante l’assedio alla cittadina di Béziers. Gli abitanti si rifiutarono di consegnare alle truppe papali i catari, che si erano rifugiati presso di loro. Un soldato chiese come riconoscere gli eretici e Amaury rispose: “Uccideteli tutti! Dio riconoscerà i suoi”. In questo modo è difficile capirlo, ma noi che ci stiamo a fare altrimenti? Si svela la tematica del disco, ovvero il concetto di Apocalisse. Come per i lavori precedenti il punto di partenza è sempre quello di un’analisi critica della contemporaneità, ma questa volta cambiando punto di osservazione e lente d’ingrandimento. Come scritto poco sopra, nell’indagare quelli che vengono definiti come “segni dei tempi” di questa nostra epoca, si è passati da un approccio storico ad uno più filosofico, metafisico. L’incipit al piano de “Il Nome Del Padre” non deve trarre in inganno, poiché dopo pochi secondi si chiarisce subito una cosa: se non vi interessano i testi impegnati, i temi d’attualità, le citazioni letterarie o cinematografiche, non fa niente; questo disco va benissimo anche per scapocciare con un sano headbanging! “Todo Modo”, dall’omonimo film del gigantesco Elio Petri, sempre con l’immortale Gian Maria Volonté, un magnifico Marcello Mastroianni, Ciccio Ingrassia e la superbamente brava Mariangela Melato è probabilmente il pezzo migliore del disco. Le misfatte e la disfatta della DC che ha governato il Paese per circa 40 anni dopo la Seconda Guerra Mondiale, viene rappresentato in questa pellicola (neorealista, surrealista, come la volete etichettare non importa: è un film potente, da vedere assolutamente!) e la Fuzz Orchestra è riuscita a costruirci sopra una colonna sonora da strapparsi la faccia a mani nude. “Born Into This”, documentario con Bono Vox e Charles Bukowski sulla vita stessa dello scrittore, il quale legge alcuni paragrafi scritti da lui stesso, fa venire la pelle d’oca per la verità agghiacciante su cosa sta diventando (è diventato) il mondo oggi: un postaccio, in cui vivere è una sofferenza, una fatica, e in cui la schizofrenia e la follia sono le risposte più naturali, normali. “L’Uomo Nuovo” racconta invece, in modo drammatico e realisticamente preoccupante, la situazione sociale nell’ordine mondiale delle cose. Lo fa tramite un campione vocale tratto da “Pasqualino Settebellezze”, film del 1976 di Lina Wertmüller. Rappresenta il nucleo centrale del disco e del tema dell’Apocalisse. Descrive la situazione dell’uomo moderno e del suo prossimo avvenire partendo da una critica del sistema economico, ponendo l’attenzione sullo sfruttamento delle risorse: “tra 200 o 300 anni saremo 20.000, 30.000 milioni. L’uomo si scannerà a vicenda per un pezzo di pane e per una mela; e il mondo finirà”. Il discorso prosegue, nel testo, e sposta radicalmente l’attenzione su un livello superiore rispetto alle soluzioni socio-politiche del ‘XX secolo. L’uomo nuovo è quello che oggi è consapevole, almeno si spera, che ogni cambiamento ha inizio prima in una sfera ben più intima di quella sociale, in quella spirituale, termine detestato tanto dai futuristi quanto dalle avanguardie d’inizio secolo. Un percorso da intraprendere necessariamente e che deve portare a ritrovare l’armonia dentro di sé nonostante il disordine di questa volgare e dannosa modernità; noi la assorbiamo come spugne ma dovremmo mettere in atto una resistenza su più livelli, partendo proprio da quelli più sottili, impercettibili. “Il Terrore E’ Figlio Del Buio” è invece un poderoso attacco “metal” sul discorso del predicatore nel film “Il Settimo Sigillo” di Ingmar Bergman, del 1957. “Iddio ci ha punito e noi periremo tutti, moriremo tutti appestati… certo!”. “Il Lamento Di Una Vedova” altri non è che la rappresentazione musicale in chiave moderna di una antichissima canzone popolare abruzzese, “Mare Maje (Amara Me)”; è il canto struggente e sofferente di una vedova che piange la morte del marito. Canti popolari, citazioni filmografiche e letterarie, storia e cultura del nostro passato che alcuni nonni ricordano ancora e tramandano a voce, musiche antiche riportate alla memoria… il nostro è il Paese più bello del mondo anche perché abbiamo band come la Fuzz Orchestra che, con tanto impegno e dedizione, ci ricorda non solo da dove veniamo, ma dove stiamo andando. Buon ascolto, buona lettura, buona visione, buona vita. Terminiamo non mettendo il link di un video o una canzone della Fuzz Orchestra, basta scrivere il nome su YouTube e trovate tutto. Vi elenchiamo però alcuni film italiani da riscoprire, rivedere, studiare, capire, fare propri, suggeriti proprio dalla Fuzz Orchestra (oltre quelli già citati nell’articolo di cui sopra).
“Il Potere” - Augusto Tretti “Nel più alto dei Cieli” - Silvano Agosti “Finché dura la memoria: Piazzale Loreto” - Damiano Damiani “Giordano Bruno” - Giuliano Montaldo “Cani Arrabbiati” - Mario Bava “Il Potere” - Augusto Tretti “La Terrazza” - Ettore Scola “Romanzo popolare” - Mario Monicelli “Milano odia: la polizia non può sparare” - Umberto Lenzi “La sequenza del fiore di carta” - Pier Paolo Pasolini “Todo Modo”, “La Proprietà Non E’ Più Un Furto”, “La Classe Operaia Va In Paradiso”, “Indagine Su Un Cittadino Al Di Sopra Di Ogni Sospetto” - Elio Petri
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